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TEAM NOVAK: IL SOFTAIR E' SOLO UN GIOCO

Marcello Bruzzo del Team Novak la domenica mattina a quasi mille metri d’altitudine, ha un gran freddo. Come tutti i compagni, stracoperti con la mimetica addosso e gli occhialoni protettivi sulla faccia. Stivali militari, guanti che rendano le dita utilizzabili, qualche bandana e copricapo dei più vari. Parecchie barbe, pochi visi rasati. E –5 sul termometro, perchè alle 9 di domenica mattina all’ex colonia Monte Maggio, sopra Savignone, fa un freddo veramente becco.

UNA PASSIONE NATA PER CASO

Bruzzo però è lì, dove doveva essere col figlio diciassettenne, che invece se n’è rimasto a casa a dormire, dopo il sabato sera dei giovani. «E così alla fine qua ci sono solo io – sorride il presidente del Team Novak softair -, sembra una barzelletta, ma è così. C’ho provato a svegliarlo, ma non c’è stato niente da fare». Strana la storia. Bruzzo inizia un anno e mezzo fa a prender confidenza con questo gioco, proprio per star dietro al figlio. «Un compagno di scuola lo aveva avvicinato al softair, così ho pensato di andare a vedere cosa succedeva e dopo non molto ci sono finito anch’io, prima come giocatore, poi come responsabile delle pratiche e di tutto il resto».

ADUNATA LA DOMENICA MATTINA

Ora, la domenica mattina l’adunata suona e Bruzzo risponde presente. Guai però a far paragoni con la vera e propria vita o mentalità militare. «Noi non c’entriamo niente – spiega -, bisogna vedere il softair per quello che è: un’evoluzione del gioco delle cannette o del nascondino, solo più evoluto. Qui si usano repliche di armi reali e le tute mimetiche, capisco che possano impressionare, ma lo spirito che c’è dietro è completamente pacifico».

NO ESALTATI

Niente esaltati quindi, niente matti con la faccia dipinta che urlano a squarciagola attaccando chiunque. «Assolutamente no. A noi piace stare nella natura, divertirci insieme. E’ un po’ come giocare ad un wargame sulla Playstation, solo che è realtà, non realtà simulata. Il pericolo poi non esiste per nessuno. Le armi, se così si possono chiamare, sono in verità giocattoli e devono stare rigorosamente sotto determinati limiti imposti dal regolamento. In più, ogni giocatore deve per forza proteggere adeguatamente gli occhi prima della gara, perchè i pallini di ceramica coprono solo trenta metri e non fanno male se sei ben bardato, però gli occhi sono una parte molto delicata e lì non si sa mai».

TATTICA

Visiera sempre addosso allora, sguardo attento e movimenti il più possibile silenziosi. Tattica. Questo, sì, fondamentalmente uguale alla guerra vera. «Beh, certo che devi programmare quando giochi. Il bello è anche quello. Si possono svolgere diverse modalità: la gara attacco contro difesa, oppure la presa della bandiera, oppure gioco a tempo in cui vince chi perde meno uomini, esistono molte tipologie di gioco. Ciò che è fondamentale qui è l’onestà».

ONESTA'

Già, perchè a differenza del paint, in cui viene sparata vernice e dunque resta il segno sulla tuta di chi è colpito, nel softair i pallini non lasciano alcuna traccia. Non c’è dunque modo di sapere se un softgunner è stato preso o no. «Uno si deve dichiarare. Quando è preso lo dice e si allontana dal campo, punto e basta. Anche qui si capisce come lo spirito sia nobile, non certo animalesco come alcuni da fuori lo credono».

SICUREZZA

Naturalmente, si pone il problema degli spazi. Mettiamo il caso che un qualunque viandante della domenica si fosse trovato a Monte Maggio alle ore 9, col suo bel cane e il suo bel bastone da passeggio in cerca di un luogo di pace, nonostante il freddo pungente. Uno forse avrebbe detto matto anche a lui, ma il viandante avrebbe avuto tutto il diritto di passare per il bosco dove due squadre di softair stavano giocando. Il territorio è di tutti. «Infatti dobbiamo chiedere sempre il permesso ai Carabinieri prima di ogni gara – chiarisce Bruzzo -, bisogna sempre fare un fax per la concessione e per il procurato allarme, in modo che se qualcuno chiamasse, le autorità sarebbero preparate a rispondere che si tratta di un’esibizione. In ogni caso, se passa diciamo un civile, noi ci fermiamo subito. Abbiamo fischietti appositi, non vogliamo dare noia agli altri».

ATTREZZATURA, COME E DOVE

Capitolo attrezzatura. Quanto costa? Dove la si reperisce? Sempre Bruzzo. «Mah, ce n’è di tutti i tipi. Puoi cominciare spendendo cento euro di tutto, tra mimetica e arma, ma forse anche meno. Chiaramente più si spende più si alza la qualità. Qui a Genova conosco solo un negozio che tratta materiale simile, un chiosco giù a Brignole, per il resto quasi tutti noi si servono su internet. E’ più comodo e si trova tutto. La mia mimetica ad esempio l’ho pagata 15 euro, il fucile 30 o 40 non ricordo. C’è anche chi spende 200 euro per una divisa uguale a quelle reali, o 1000 per una replica di arma, ognuno ha le sue manie, però per divertirsi basta poco».